Le fortificazioni di Rodi |
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La fortificazione della città di Rodi fu basata sui metodi tradizionali di costruzione dei cavalieri di San Giovanni-d’acro, che tengono conto della creazione e dell’utilizzo di armi alla punta dell’arte militare. Nel corso di questi due cento anni di presenza dei cavalieri, l’evoluzione delle tecniche guerriera, l’uso della polvere e l’arrivo delle armi da fuochi lavoreranno le fortificazioni. La fortificazione beneficia di tutta la panoplia dell’epoca in materia d’architettura militare: vani per l’artiglieria, pistole a aria compressa incastrate, roccaforti in stimolo, ecc. un doppio canale, tra la torre della Spagna e la porta di Koskinou, rafforza ancora le fortificazioni. Il sistema di difesa diventò molto complesso, che comprende undici porte fortemente rinforzate con schermi complessi ed un ponte levatoio, di molte roccaforti massicce, e delle cortine dentate, a volte doppie o tripli, protette da ampi canali. Tutte sono fornite innumerevoli mortali, aperture e bocche a cannone i cui angoli di TIR incrociati, dottamente calcolati, permettevano di proibire assalitori eventuali a qualsiasi approccio muri con i canali. Tutto il recinto rinforzato forma un rettangolo di 800 m su 1000 per un perimetro di 4 km. Le fortificazioni di Rodi disponevano di poche porte a causa della situazione della città all’estremità del nord dell’isola, e perché il resto dell’isola era leggermente popolato. Tre porte soddisfacevano le necessità essenziali: la porta Santa Caterina che dava accesso al porto di commercio della città; la porta San Giovanni che era il punto d’arrivo della strada che collegava Rodi aLindos ed ai villaggi della costa è; la porta di Amboise che dava accesso alla costa occidentale. Tre porte secondarie si aggiungevano: la porta Sant’Atanasio sul lato sud dei rifugi è stata chiusa durante secoli; la porta dei mulini che dava direttamente accesso ai mulini situati nel porto; la porta San Paolo che dava accesso al porto di Mandraki. L’architettura delle porte della città è d’ispirazione gotica provenzale, che ricordano quelle di Villeneuve-lès-Avignon. Le fortificazioni di Rodi possono essere classificate in tre gruppi: - quelle costruite fino alla prima metà del XVe secolo quando gli assalitori usavano macchine di sede che non erano affatto diversi da quelle utilizzate dai Romani: catapulte, arieti, giri d’attacco. Così, i giri costruiti dopo la sede di 1440 erano spesso giri indipendenti collegati ai rifugi da una passerella, cosa che permetteva di isolare la torre se fosse presa, e non perdere la sezione di rifugi. Un ampio canale scavato dinanzi alle pareti impediva di avvicinarsi a giri di sede di queste pareti. I difensori potevano fare piovere una pioggia di frecce, di foco greco o d’olio bollente sugli assalitori ammassati alla base delle pareti.
- quelle costruite tra 1453 (Chute di Costantinopoli) e 1480 (prima sede di Rodi con gli ottomani); queste fortificazioni tennero conto dell’importanza dell’utilizzo dei cannoni con gli ottomani per aprire breccie nei muri di Costantinopoli. L’introduzione dei cannoni cambiò la natura delle fortificazioni e delle sedi. Muri di 2 m di spessore non potevano resistere più ad uno sparo applicato ad uno stesso posto. Al contrario, i giri liberi di alta dimensione non potevano assorbire l’arretramento di cannoni che potrebbero replicare ai cannoni che assediano. Gli alti giri furono accorciati al livello delle pareti e sostenuti su queste pareti di modo che l’arretramento di cannoni montati sui giri sia assorbito dalla massa delle pareti.
- quelle costruite tra le due sedi di Rodi (il secondo ebbe luogo nel 1522); era fortificazioni alla punta della tecnica capaci di resistere ai cannoni ottomani più potenti. Dopo la sede di 1480, lo spessore delle pareti fu portato di 2 m circa a 3,80 m dall’aggiunta di strati supplementari di massonerie sulla faccia interna. Tuttavia gli ottomani avevano sviluppato, a partire fin da anni 1500, cannoni potenti, molto efficaci nella conquista di città dell’Europa del Sud-Est; alcuni di questi cannoni avevano barili di 5 m di lunghezza che potevano tirare palle di pietra di oltre 250 kg: anche pareti di 3,80 m di spessore non potevano resistere a tali impatti. Una seconda parete fu costruita a 5 m dietro la parete esistente, e l’intervallo tra le due pareti fu riempito con incidesti ancora disponibili in abbondanza dopo il grande terremoto di 1481. Le pareti raggiunsero allora uno spessore di 12 m.
- Un’altro miglioramento importante delle fortificazioni fu l’introduzione della roccaforte. Una roccaforte dispone di solito due facce rilevanti e due facce laterali; le facce laterali permettono un’artiglieria parallela alle pareti per distruggere gli assalitori che attaccano una parete. Le roccaforti erano spesso costruite in modo che una roccaforte possa proteggere le roccaforti adiacenti.
Le fortificazioni tennero dinanzi a sedi importanti del sultano dell’Egitto (1444) e di Mehmet II (1480). Dopo la sede di 1480, l’ordine raggiunse una tale reputazione che ricevé da numerosi regali che furono utilizzati per migliorare in modo sostanziale le fortificazioni della città. L’influenza delle fortificazioni di Rodi, città “franque„ a lungo considerata imprendibile si è esercitata in tutto il bacino orientale del Mediterraneo alla fine del medioevo. I Turchi conservarono e, a loro volta, modificarono le fortificazioni aggiungendo in grandi giri rotondi chiamata “„, ma l’insieme conserva lo stesso il suo carattere medioevale. L’insieme, restaurato al xxo secolo, forma uno dei più grandi piazzaforti medioevali dell’Europa.
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I rifugi |
Rifugi esistevano già prima dell’arrivo dei cavalieri, ma questi primi rifugi, alti, sottili (2 m di spessore con un parapetto di 45 cm), bucati di porte protette da giri rettangolari, non erano più sufficienti a resistere ai guerrieri dell’impero otomano. Sulle fondazioni del recinto bizantino, i cavalieri ricostruirono quasi interamente i rifugi e non cessarono di cambiarli e rafforzarli del XIVe secolo al XVIe secolo e fino al 1522, sotto i grandi padroni successivi Giovanni Battista degl’Orsini (1467-1476), Pierre di Aubusson (1476-1505), Émery di Amboise (1505-1512), Fabrizio del Carretto (1513-1521) e Philippe Villiers dell’Isle-Adam (1521-1522). Si trovano sui rifugi molti scudi che testimoniano il contributo del papa e dei grandi padroni alla riparazione ed al consolidamento dei rifugi e del canale. Pierre di Aubusson, che diventò padrone dell’ordine nel 1476 si distinse particolarmente nel consolidamento ed il rafforzamento del recinto, più di cinquanta scudi incastonati nel rivestimento esterno del rifugio è la prova delle sue attività. Dopo un primo seggio dei Turchi ottomani nel 1480, ed un piccolo sisma nel 1481, i danni causati obbligarono i cavalieri a consolidare ancora una volta le loro pareti di difesa. Lo spessore dei rifugi raggiunse allora 5,30 m, corridoi interni furono creati per più una libera circolazione degli assediati, il numero delle porte fu ridotto, e ciascuna fu rafforzata di due giri. Alcune roccaforti e muri, nelle loro parti superiori, comportano tipi di glacis o lati tagliati di modo che le palle non li colpiscano da frusta piena ma siano ammortizzati e deviati della loro via… Si attribuisce la realizzazione, ancora una volta, a Pierre di Aubusson… I rifugi formano un recinto di 4 km lungo e di uno spessore di 5,30 m (andando fino a 12 m). All’inizio della XVIe secolo, nel settore della porta di Amboise, costruita all’angolo del nord ovest nel 1512, la cortina raggiunsero 12 metri di spessore, e fungevano da piattaforma d’artiglieria con un nuovo parapetto dentato ampio di 4 metri e bucato di bocche da fuoco, che facilita i tiri sugli assalitori. In occasione della seconda sede turca, la difesa delle varie sezioni dei rifugi o “boulevard„, di molte centinaia di metri, era messa sotto la responsabilità delle varie “lingue„ dei cavalieri (le lingue che designano le sette chiese del priorato nazionali che compongono l’ordine dei cavalieri). Così si incontra successivamente con “i boulevard„ della Francia (Galía), della Germania (Germanía), di Alvernia (Ovérni), della Spagna (Ispanía), dell’Inghilterra (Anglía), di Provenza (Provingía) e dell’Italia (Italía). I Turchi attuarono con successo la loro entrata nella città, dopo una lunga sede, attaccandosi al boulevard della lingua di Aragona, situato tra i giri della Spagna e di Santa Maria, posto rimasto debole nonostante i consolidamenti multipli degli ultimi decenni.
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I canali |
Il recinto di fortificazione è delimitato sulla parte del nord dal mare, altrove da un canale immenso in parte scavato nella roccia, di una larghezza da 30 a 45 metri, di una profondità che varia da 15 a 20 metri, nei quali si vedono centinaia forse anche migliaia di palle di pietra tratte dagli ottomani in occasione della sede di 1522. Dopo un primo seggio dei Turchi nel 1480, Émery di Amboise, che teme nuovi attacchi, proseguì i lavori. Il canale esterno fu allargato fino a 20 m, e scavato di una profondità che va per posto fino a 23 m. aprì un secondo canale lungo le parti più deboli. |
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L’imprenditore che organizzò questi lavori fu Villiers dello Isle Adam che doveva diventare l’ultimo grande padrone dell’ordine a Rodi nel 1521. Occorre osservare che i canali, o canali secchi, non hanno mai ricevuto un’acqua poiché erano più sù soltanto il livello del mare. I canali sono oggi diventati di giardini splendidi piantati d’ibisco, di oleandri e di bougainvillea, dove si può girovagare. Questi canali di 2500 m di lunghezza sono accessibili ad ogni ora dalla porta di Acandia o della torre San Pietro. |
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Le fortificazioni del mare |
La porta Santa Caterina |
La porta Santa Caterina dava accesso alla città rinforzata dal porto di commercio. Andare alla porta Santa Caterina. |
La porta dell’arsenale |
Dal posto di Symi, la porta dell’arsenale (píli Tarsana), o píli Navarhíou, condotto alla Port di commercio. È oggi, un’apertura moderna nel muro che permette alle macchine di raggiungere la città moderna. |
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La torre di Naillac |
La torre di Naillac è situato al nord della Port di commercio che proteggeva. |
Il boulevard della lingua di Castiglia |
Il boulevard della lingua di Castiglia collegava la porta dei mulini allaporta San Paolo, che bordano la Port di commercio. |
La porta San Paolo |
La porta San Paolo, al nord della cittadella, è inquadrata da una parete di debole altezza e si trova fiancheggiata da una torre elevata dello stesso nome. La torre San Paolo, vecchia torre dello Trébuc, cambiò nome verso il 1477 quando fu cambiata dal Grand Dott. Pierre di Aubusson che vi mise un bassorilievo che rappresenta Paul santo. La porta San Paolo fu seriamente danneggiata da bombardamenti inglesi nel corso della seconda guerra mondiale. |
Questa porta dava accesso alla Porto de Mandraki ed alla Torre di Naillac distrutto al xixo secolo. I cavalieri avevano il loro arsenale tra Porta San Paolo e Porta Santa Caterina: l’arsenale aveva così un accesso diretto al porto. |
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La torre San Nicola |
La torre San Nicola fu trasformato in un piccolo il forte, forte San Nicola, dal Grand Dott. Pierre di Aubusson che costruì una roccaforte attorno ad essa dopo la prima sede di Rodi. Andare al forte San Nicola. |
La porta della libertà |
La porta dei cavalieri, diventata porta della libertà (Pilí Elefterias), è stata bucata nel 1924 nel recinto medioevale dagli italiani, considerati dai greci come liberatori dell’isola. La porta della libertà è situata all’estremità del pilastro della Porto de Mandraki. |
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La torre San Pietro |
La torre San Pietro che si trova sulla faccia occidentale della porta della libertà, costituiva uno dei lavori difensivi che proteggevano il lato nordorientale della città. I cavalieri, dopo avere conquistato Rodi nel 1308, restaurarono i muri con alcune modifiche secondarie: durante il magistero grandi dott. del Heredia (1377-96) e Naillac (1396-1421) i rifugi furono quasi interamente ricostruiti e nuovamente modificati e rafforzati nella seconda metà del XVe secolo. La torre dedicato a San Pietro appartiene a quest’epoca: fu costruita dal grande dott. Zacosta da 1461 a 1464 durante il pontificato del papa Pio II, il cui scudo può essere visto sulla torre. Oltre alla costruzione di nuove fortificazioni, i grandi padroni misero sui rifugi bassorilievi degli angeli custodi della città. |
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La torre di Pagnac |
Il boulevard della lingua della Francia |
Il boulevard della lingua della Francia si estendeva dalla Porta San Paolo fino alla Porta di Amboise. |
La porta Sant’Antonio |
La porta Sant’Antonio (píli Agiou Andoniou) era la vecchia porta dell’ovest di Rodi: dalla via Orphée, strada commerciale vicino al palazzo dei grandi padroni, permetteva di uscire dal lato della campagna. La porta Sant’Antonio, superata di due torrette, diventò, dopo la rifusione delle fortificazioni, la quarta ed ultima porta della porta di Amboise. |
La porta di Amboise |
La porta di Amboise è più impressionante delle porte di Rodi da un punto di vista militare. Andare alla porta di Amboise. |
La porta dei cannoni |
All’angolo del sud-ovest del palazzo, la porta dei cannoni permetteva di accedere al cammino di tondo via un ponte levatoio. Oggi la visita dei rifugi comincia alla porta dei cannoni a concludersi alla porta San Giovanni. |
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Il boulevard della lingua della Germania |
Il posto di combattimento dei cavalieri tedeschi, boulevard della lingua della Germania (Germanía), si estendeva dalla Porta di Amboise fino alla Bastion San Giorgio. |
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La roccaforte Santo-Giorgio |
La porta di Amboise è stata rafforzata dalla roccaforte San Giorgio, in stimolo, nella quale si erano sistemati depositi a munizioni. La roccaforte disponeva di batterie di cannoni al livello del suolo per colpire gli assalitori a breve distanza. La roccaforte San Giorgio fu una delle aggiunte più impressionanti realizzate dopo la sede di 1480: fu costruito con l’aiuto di Basilio della Scola, un architetto di Vicenza nei pressi di Venezia. Un bassorilievo rappresenta Giorgio santo che terrazza il drago e sotto, le armi del Grand Dott. Antoine Fluvian inquadrando quelle del papa Martino V e quelle dell’ordine. |
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Il boulevard della lingua di Alvernia |
I cavalieri della lingua di Alvernia (Ovérni) difendevano i rifugi dalla roccaforte San Giorgio fino alla torre della Spagna, boulevard della lingua di Alvernia. |
La torre della Spagna |
Di piano circolare e situato all’ovest della cittadella, la torre della Spagna è circondato di terrapieni fornito di pistole a aria compressa basse da cui si potevano raggiungere facilmente gli assalitori nel canale. |
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I terrapieni della Spagna |
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Il boulevard della lingua di Aragona |
Il boulevard della Spagna (Ispanía), o boulevard di Aragona, conduce della torre della Spagna allatorre Santa Maria. Prima della sede di 1480, il boulevard di Aragona era il boulevard dell’Inghilterra: i boulevard dell’Inghilterra e di Aragona furono invertiti dopo del 1480 per tenere conto dei pesi rispettivi di queste nazioni. |
La torre Santa Maria |
Situato vicino alla porta Sant’Atanasio e datata di 1441, la torre Santa Maria è rafforzato da una roccaforte fornita di vani per i tiri d’artiglieria. |
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La porta Sant’Atanasio |
La porta Sant’Atanasio (Aghiou Athanasiou) si trova al sud-ovest del recinto.
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La porta Sant’Atanasio fu chiusa dal Grand Dott. Pierre di Aubusson nel 1501, e ciò spiega perché non mostra lo stesso livello di fortificazione della porta di Amboise: la torre Santa Maria, la torre rotondo che controllava l’accesso alla porta Sant’Atanasio, furono costruiti nel 1441 dal Grand Dott. Jean de Lastic. Il giorno di Natale 1522, dopo la capitolazione della città il 20 dicembre, il sultano Suleiman fece la sua entrata con questa porta che fu aperta per l’occasione. Il sultano richiuse la porta e restò chiusa fino al 1922 quando fu riaperta per il 400e anniversario di quest’evento ed è rimasta aperta da allora. |
Armi di Pierre di Aubusson sulla porta Sant’Atanasio, con un grifone ed un leone che osserva come appoggi. Sotto, una parte della leggenda, datata di 1486, è leggibile: “DIVUS F (INCRESPATURA) PETRUS DAUBUSSON RHODIORUM MAGNUS MAGISTER„ |
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I terrapieni dell’Inghilterra |
I terrapieni dell’Inghilterra vicino alla Porte Sant’Atanasio sono stati costruiti dopo la prima sede otomano. I cavalieri potevano accedervi con un sottopassaggio che poteva essere facilmente distrutto nel caso in cui il nemico investisse il rifugio. Lo sviluppo di queste nuove fortificazioni condusse ad un cambiamento nelle tecniche di sede. I cannoni di quest’epoca non che tira carichi esplosivi, ma soltanto palle pesanti di pietra, causavano pochi danni su queste nuove roccaforti. Il solo modo di danneggiarli seriamente era di mettere alla loro base esplosivi, e così gli ottomani scavarono tunnel a questo scopo. La guerra di sede diventò un affare di genieri. |
Il boulevard della lingua dell’Inghilterra |
Il boulevard della lingua dell’Inghilterra (Anglía) conduceva della Torre Santa Maria allaPorta San Giovanni. |
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Porta San Giovanni o Porta di Koskinou |
La porta San Giovanni (píli Agíou Ioánou), chiamata così porta di Koskinou (píli Koskinoú) o anche la porta rossa, è situata al sud della cittadella. |
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La porta San Giovanni è decorata di un bassorilievo che rappresenta questo santo. La porta esterna San Giovanni fu costruita dal Grand Dott. Pierre di Aubusson per proteggere le fortificazioni precedenti costruite dai Grands Dott. Fluvian, Milly e Zacosta. Dentro si può vedere un pavimento che data della prima fase di costruzione dei rifugi. Si possono vedere le armi di Pierre di Aubusson, pronte al tempo dove non era ancora cardinale. |
Nel 1912, le truppe italiane fecero la loro entrata in Rodi con questa porta: il quadro rettangolare vuoto alla sinistra della porta accoglieva un’iscrizione che celebra l’evento. |
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Il boulevard della lingua di Provenza |
Il boulevard della lingua di Provenza (Provingia), settore di difesa dei cavalieri della lingua di Provenza, collega Porta San Giovanni alla Torre dell’Italia. |
La torre dell’Italia |
La torre (o fortino) dell’Italia era protetto da terrapieni enormi circolare di 15 m di diametro, che costituiva una difesa temibile. Pistole a aria compressa erano sistemate alla base per permettere ai difensori di battere i canali. Palle di cannone, ancora schedate çà e là nel muro, a livello della torre dell’Italia e della sua cortina, testimoniano la violenza del secondo attacco turco (1522), quando gli uomini di Solimano il Magnifico si afferrarono della città dopo sei mesi di una sede titanica. Sui terrapieni, si vedono le armi di Fabrizio del Caretto. Sotto la protezione della torre si apriva la porta dell’Italia che fu murata dopo la sede di 1480. |
La porta Karetou |
La porta Karetou (Carretto). |
La roccaforte Carretto |
Durante la sede di 1480, gli ottomani riuscirono ad aprire una breccia nella parte del sud-est dei rifugi, quindi lanciarono un attacco all’arma bianca: tre cento janissaires (l’elite delle truppe ottomane) riuscì a penetrare nella città, ma i cavalieri, sotto l’ordine del Grand Dott. Pierre di Aubusson e protetti dalle loro armature, decimarono il grande dell’esercito ottomano e rifiutarono gli assalitori. Fu l’ultimo episodio della sede: le perdite ottomane furono così pesanti che la sede fu aumentata. |
Grand Dott. Fabrizio del Carretto diede il suo nome alla roccaforte enorme circolare che fu costruita al posto della breccia. |
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La porta di Acandia |
La porta di Acandia (píli Akantias) (Acandia è il terzo porto di Rodi dove bagnano i grandi vapori di crociera), è situato al Sud-Est dei rifugi. |
Il boulevard della lingua dell’Italia |
Boulevard della Lingua dell’Italia partiva dalla Torre dell’Italia, e si concludeva un po’più al nord alla porta dei mulini, dopo avere bordato un momento la baia di Akandia. |
La porta dei mulini |
Secondo alcune fonti, la porta dei mulini (píli Milon) era in realtà la porta Santa Caterina, apribile sulla parrocchia della chiesa rovinata Santa Caterina e dell’ospizio Santa Caterina; la porta dava accesso alla Porto di commercio dallazona ebrea. Non era particolarmente rinforzata perché il porto era protetto da altre fortificazioni. |
La torre Sant’Angelo |
La torre Sant’Angelo, o torre dei mulini (pirgos Mílon), o anche Torrer di Francia, è situato all’estremità sud del pilastro naturale del porto di commercio, che era destinata a proteggere. Fu rafforzata dal Grand Dott. Pierre di Aubusson che dispose al suo vertice lo scudo della Francia. La torre Sant’Angelo è generalmente chiamata torre dei mulini poiché il pilastro dove è situata accoglieva tredici mulini di cui resta soltanto tre. |
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La porta Santa Maria |
La porta Santa Maria (píli Panagias). |
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